FATTI, PERSONAGGI E CURIOSITÀ INZAGHESI


CURIOSITÀ INZAGHESI ― TESTI E IMMAGINI

A titolo di pura curiosità si riporta uno stralcio della "Dissertazione Nazzariana" dell'arciprete Pietro Puricelli e un successivo rimando nella "Descrizione di Milano" del sacerdote Serviliano Lattuada, nei quali il primo autore, senza specificare le fonti e senza dare ulteriori ragguagli, riteneva che il Palazzo Imperiale di Massimiano non dovesse trovarsi entro le mura di Milano, bensì nel territorio di Inzago. Conviene precisare che nessun altro studioso né antico, né moderno, ha mai dato peso e credito a tale affermazione, così come non risultano ritrovamenti archeologici che possano avallare e dare un benché minimo di credibilità a tale arditissima congettura di Pietro Puricelli.

Altrettanto avvolta in un'aura di mistero risulta la scritta di un'epigrafe citata nell'opera "Antiquario della Diocesi di Milano", che l'arciprete oblato Francesco Bombognini ha trascritto da un volume delle opere di padre Ferrari (si tratta del gesuita padre Guido Ferrari, che verso la fine del Settecento tenne la cattedra di Eloquenza nel collegio di Brera per più di vent'anni e che fu precettore degli studenti del collegio de' Nobili di Milano, allorché trascorrevano le vacanze estive nella loro casa di villeggiatura a Inzago ― l'attuale villa Facheris ―, si vedano anche le successive "Lettere Lariane" di Giambattista Giovio). Secondo il gesuita "magniloquente" Guido Ferrari, l'antico nome latino di Inzago doveva suonare Insubromagium; così infatti risulta scritto nell'epigrafe dettata da Guido Ferrari per il nuovo cimitero inzaghese, costruito nell'anno 1781 (a causa di un probabile refuso tipografico, nel libro di Bombognini l'anno risulta erroneamente scritto in cifre romane come 1881) e posizionato sotto l'attuale sagrato della chiesa parrocchiale, come la fossa precedente, in deroga alla legge che prevedeva di posizionare i cimiteri fuori dall'abitato.

Nel territorio di Inzago vi erano due edifici appartenenti a due noti enti religiosi milanesi: l'edificio attualmente conosciuto come villa Facheris era la casa di villeggiatura dove trascorrevano le vacanze gli allievi del Collegio de' Nobili di Milano (gestito dai Gesuiti di Brera); il Monasterolo lungo il naviglio della Martesana era, invece, un piccolo convento dove i monaci Agostiniani anziani o ammalati vi si trasferivano per riacquistare la salute. Nell'immagine è possibile vedere uno stralcio tratto dal libro: "Lettere Lariane" di Giambattista Giovio, il quale descrive una gita lungo il naviglio della Martesana con alcune considerazioni a proposito del rarissimo libretto di Carlo Pagnani: "Decretum super flumine Abduae reddendo navigabili...", mentre si trovava a Inzago a villeggiare come convittore del Collegio de' Nobili.

Il "rarissimo" libretto al quale fa riferimento Giambattista Giovio nella sua XX lettera, pubblicato dal nobile Carlo Pagnani nel 1520 con il titolo: "Decretum super flumine Abduae reddendo navigabili", è stato ristampato più volte nel secolo scorso e oggi è facilmente reperibile. Per non parlare dell'immagine più conosciuta di tale libretto: la mappa disegnata del fiume Adda e del "navilio de' Martexana", da Lecco a Milano. Tale disegno con relativa legenda nella parte centrale che descrive i vari tratti navigabili, o da rendere tali, è oggi molto conosciuto e diffuso perché è stato riprodotto e utilizzato come simbolo / logo in numerose iniziative, incontri e manifestazioni, organizzati in occasione del cinquecentesimo anniversario di apertura del naviglio della Martesana.

Imbarcarsi lungo il naviglio della Martesana per raggiungere le loro case di Inzago era assai agevole e comodo sia per i Gesuiti di Brera, sia per i monaci Agostiniani dell'Incoronata. Come si può vedere nello stralcio di mappa ottocentesca di Milano (la mappa, datata 1860, è stata pubblicata dell'editore Vallardi, mentre il disegno è del topografo G. Brenna), ai Gesuiti di Brera bastava uscire dalla pusterla Beatrice posta lungo la cerchia interna dei terraggi medievali per potersi imbarcare sul naviglio presso il laghetto di San Marco, un percorso di circa 150 metri. Un po' più a Nord, invece, si vede il tragitto altrettanto breve da percorrere per i monaci Agostiniani dell'Incoronata, che avevano addirittura il loro molino in prossimità dei bastioni e del cosiddetto "tombone" (il punto in cui il naviglio passava sotto il ponte dei bastioni) lungo il tracciato del naviglio della Martesana.

Dagli atti del processo alle streghe istruito a Cassano d'Adda tra il 1519 e il 1520, risulta che quelle povere e sventurate donne (tra le quali vi era Leonarda d'Inzago) dichiararono ― tra gli altri misfatti ― di avere ballato con i demoni e di aver mangiato con loro "de cerasis et insalata": un racconto alquanto inverosimile. I sabba si sarebbero svolti in luoghi particolari, tra i quali un appezzamento di terreno chiamato "Tuneda" (o "Teneda"), che si trovava al confine tra Groppello d'Adda, Inzago e Cassano d'Adda, come si può vedere nella parte inferiore a sinistra della mappa del catasto di Carlo VI (1721), relativa al territorio di Groppello d'Adda. La "Tuneda" aveva una superficie di 208 pertiche e nel 1721 risultava essere un bosco di legna forte da taglio, un luogo davvero ideale per i sabba con il diavolo secondo l'immaginario collettivo e, particolare che aggravava ulteriormente la posizione delle povere donne, quel bosco era di proprietà della Mensa arcivescovile di Milano. Tre di quelle cinque sventurate (tra cui Leonarda di Inzago) vennero bruciate al rogo come streghe.

Nell'immagine animata, è possibile vedere come si sia modificato il bosco della "Tuneda", a partire dalla metà del secolo scorso. Nelle foto aeree del 1954 risultava essere un terreno coltivato; nelle ortofoto del 1975, invece, si vede la cava Colombo ormai in piena attività (la cava Colombo cominciò a essere operativa nella seconda metà degli anni '50 del secolo scorso) occupare il riquadro Sud-Est dell'antico bosco della Tuneda; infine, nelle immagini satellitari del 2015, la cava si è allungata in direzione Nord e il primitivo scavo risultava già ricoperto con della terra di riporto.


La zona che si trova a Sud del ponte del naviglio della Martesana di villa Aitelli, è sempre stata indicata dagli Inzaghesi ― fin dalla sua prima formazione e, a maggior ragione, dopo il notevole sviluppo urbanistico avvenuto nella seconda metà del Novecento ― con il nome di "Giù dal Punt" (così è come si pronuncia, in realtà secondo le regole di scrittura del dialetto milanese bisognerebbe scrivere "Giò del Pont"). Tale denominazione suona così singolare, che si è portati a ritenerla un'espressione tipica ed esclusiva del vernacolo inzaghese, e invece... sopra uno stralcio di mappa della cerchia interna dei navigli, quello che oggi è chiamato corso di Porta Romana, nel 1807 veniva chiamato anche a Milano "Corso giù del ponte": scritta che, seppure in forma italianizzata, richiama immediatamente la stessa denominazione che ancora oggi viene usata a Inzago.
Milano - Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli.

La torretta di palazzo (poi ospedale) Marchesi.
Controllando l'archivio fotografico della famiglia Appiani, al fine di classificare le immagini da inserire nell'apposita sezione di questo sito, è emerso che una fotografia del borgo di Inzago scattata dalla strada del Monasterolo, evidenzi in maniera chiara la presenza di una torretta che sovrastava gli edifici di palazzo Marchesi: notizia che credo giunga del tutto nuova a buona parte degli Inzaghesi, dal momento che credo che poche persone ricordino di avere visto tale torretta sopra l'edificio dell'ospedale. In realtà, la torretta compare anche in alcune cartoline d'epoca, come si può vedere nelle immagini e si trovava lungo l'ala Sud dell'edificio, probabilmente è stata eliminata durante i lavori di ristrutturazione di palazzo Marchesi, effettuati negli anni '70 del secolo scorso.
Questo file è stato inserito anche nella sezione "Enti e istituzioni a Inzago / Ospitale Marchesi".

Quadro del pittore Giovanni Migliara (1785 - 1837) messo in vendita presso la casa d'aste Porro di Milano nel 2015. Come si può leggere nell'immagine, la didascalia recita: "Cortile di casa Milesi a Inzago, 1825 circa". Data la fama del pittore Migliara, il dipinto aveva una valutazione abbastanza elevata, che oscillava attorno ai 40mila euro; così una persona interessata all'acquisto si era rivolto allo scrivente, chiedendo informazioni e se fosse possibile visitare casa Milesi a Inzago: un veloce controllo ha permesso di capire che si trattava sì di casa Milesi, ma non a Inzago, bensì a Vanzago! (questo il link: www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-07660/ ).
L'asta si è svolta regolarmente e la didascalia che accompagna il quadro continua a recitare: "Cortile di casa Milesi a Inzago, 1825 circa"...

Colonnina in granito, che indicava il limite oltre il quale non si potevano mettere a coltura le risaie. Le risaie veicolavano la cosidetta "febbre palustre" (malaria); ecco una nota tratta dal quaderno dell'andamento sanitario del dott. Giuseppe Friz di Inzago:
“Gli individui colpiti da Febbre palustre furono 209 nel triennio 1886-87-88, mentre nel triennio 1883-84-85 furono 338. Questo esagerato numero di Febbri palustri nel triennio 1883-84-85 lo si doveva all’esistenza di una risaia estesa per circa 36 pertiche e distante 4 chilometri dal Borgo (di Inzago). Questa risaia lavorata nel 1883, venne tolta nel 1886 e, come per incanto, i casi di Febbre palustre si ridussero di oltre un terzo"
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La colonnina in granito risultava "in loco" fino a qualche anno fa presso la cascina Provvidenza di Inzago, ora purtroppo non c'è più!

La cascina Malpensata del topografo Brenna.
Quella che oggi è chiamata cascina Soldone, in alcune mappe ottocentesche risulta indicata come cascina Malpensata. In realtà, il topografo Brenna la indicava leggermente più a Est rispetto alla posizione reale della cascina Soldone e ciò faceva nascere qualche dubbio anche sulla fondatezza del nome usato da Brenna. Da recenti riscontri trovati presso gli elenchi ottocenteschi dello "Stato delle anime" dell'archivio parrocchiale di Inzago, effettivamente risulta che nei primi decenni dell'Ottocento vi fosse a Inzago una cascina Malpensata posizionata a Nord del paese, rendendo plausibile tale denominazione usata dal topografo Brenna. Solo successivamente, quindi, il suo nome venne modificato in Soldone, come viene specificato in questo file PDF.
"La cascina Malpensata del topografo Brenna" è stata inserita anche nella sezione "Edifici e luoghi di Inzago / Cascine".


In estate, durante l'oratorio feriale, si andava una o due volta alla settimana a fare il bagno nel canale Villoresi, percorrendo 2 chilometri all'andata e altri 2 chilometri al ritorno: in sostanza l'intero pomeriggio era dedicato al bagno nel Villoresi. Tutto questo fino alla metà degli anni '60 del secolo scorso, quando l'allora assistente don Emilio Brenna decise di fare costruire una piscina all'interno dell'oratorio, in un'area dove prima vi erano alcune giostre. Nonostante un primo parere nettamente contrario espresso dal prevosto, don Emilio non si perse d'animo e alla fine riuscì a far costruire una piscina di 10 x 20 metri, con grande soddisfazione di tutti i ragazzi che frequentavano l'oratorio feriale. La piscina venne realizzata dalla stessa impresa edile di Brignano Gera d'Adda, che aveva appena terminato la costruzione della cripta sotto l'altare con l'ampliamento del coro della chiesa parrocchiale. Fu così che intere generazioni di ragazzini inzaghesi impararono a nuotare nella nuova piscina dell'oratorio, perché per alcuni anni si tennero dei regolari corsi di nuoto, sotto la guida dell'istruttore inzaghese Giuseppe (Peppino) Borgonovo.
Questa doppia immagine è stata inserita anche nella sezione "Idrografia del territorio di Inzago / Canale Villoresi".

Cippo funebre lungo la strada Padana Superiore tra Inzago e Villa Fornaci, a ricordo del tragico incidente stradale avvenuto il 30 Dicembre 1960, nel quale perse la vita don Enrico Bigatti, compagno di studi e consacrato presbitero assieme a don Domenico Boga nel 1937, dall'allora arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster. Nel 1986, don Enrico Bigatti venne insignito della medaglia d'oro alla memoria, per la sua attività antifascista svolta all'interno dell'organizzazione clandestina O.S.C.A.R., che permise di salvare centinaia di vite umane facendole fuggire in Svizzera durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.

Il 16 Novembre 1991, alla pagina 21 della Settimana Enigmistica vennero illustrate alcune immagini tratte dalle cartoline d'epoca di Inzago, con scorci del paese che permettevano di risolvere il cruciverba della rubrica "UNA GITA A ...". Nell'ultima immagine della sequenza si vede il cruciverba completato.
Fonte: La Settimana Enigmistica.

CURIOSITÀ INZAGHESI - ARTICOLI

Titolo dell'articolo: I GIOVANNI FARINA DELLA “CASSINA DI CHINN” E L’ACQUA DI COLONIA
Autore: SILVANO PIROTTA
Numero di pagine: 6

Titolo dell'articolo: VIVERE IN VILLA - L'OMBRIONA
Autore: DARIO RIVA E CLASSE II A SOCIALE DELL'IPSSCT BELLISARIO DI INZAGO
Numero di pagine: 6
Note: Laboratorio di scrittura narrativa e di lettura recitata, coordinato dal prof. Dario Riva. Il racconto narra della curiosa e tragica vicenda di padre Stefano, priore del Monasterolo di Inzago.