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UNO SGUARDO ATTORNO DA MEDIOLANUM A MILANO ![]() |
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Tutte
le immagini animate inserite in questa pagina (e tutte quelle che
compaiono nelle varie sezioni di questo sito) sono state create da
Silvano Pirotta, che ha anche elaborato tutti i georiferimenti
necessari per la corretta sovrapposizione delle mappe storiche
sopra le moderne immagini satellitari. Alcune immagini sono già
state pubblicate su un forum che tratta della storia
della città di Milano e molte di esse hanno il fermo immagine a
metà transizione, in maniera tale da poter apprezzare meglio i
dettagli durante la fase di sovrapposizione in trasparenza. |
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DA
MEDIOLANUM A MILANO |
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La
Mediolanum di età Tardo imperiale (350 d.C. ca.) si sovrappone
dapprima alla Milano Libero Comune (1200 ca.), poi alla Milano
dell'epoca dei Promessi Sposi (1629). Quest'ultima era dotata di
possenti mura difensive, fatte erigere da don Ferrante Gonzaga a
metà del Cinquecento. All'interno delle mura spagnole vi erano
ampi spazi di verde (chiamati "borghi") che si estendevano fino
alla cerchia medievale dei navigli interni e dei terraggi. Si noti
come le tre immagini di epoche diverse e sovrapposte in
trasparenza tra di loro, mettano in evidenza come le strutture
urbanistiche più antiche siano ben nidificate all'interno di
quelle più recenti. |
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La
Mediolanum di età Tardo imperiale, capitale di una parte
dell'impero, aveva un perimetro di circa 3 miglia romane (4,5 Km)
e in questa immagine la si vede sfumare sopra le moderne immagini
satellitari di Google Earth. Sono state evidenziate alcune delle
basiliche paleocristiane che si trovavano fuori dalle mura romane:
basilica Virginum (S. Simpliciano); basilica
Prophetarum (S. Dionigi, demolita); basilica Apostolorum
(S. Nazaro in Brolo); basilica Palatina (S. Lorenzo
Maggiore, oggi chiamato anche S. Lorenzo alle colonne); basilica
Martyrum (S. Ambrogio) e il Mausoleo imperiale con la basilica
Portiana (S. Vittore al Corpo). Anche l'anfiteatro si
trovava fuori dalle mura, poco distante da S. Lorenzo Maggiore. I confini di Mediolanum indicati in azzurro sono quelli di età repubblicana (derivati dal classico Castrum di forma quadrata), mentre quelli indicati in rosso rappresentano l'espansione di Massimiano Erculeo (epoca Tardo imperiale). |
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La
Milano Libero Comune sfuma sulle immagini satellitari moderne di
Google Earth. Dopo circa ottocento anni, la Milano Libero Comune
all'epoca delle guerre con l'imperatore Federico I Hohenstaufen
(Barbarossa) si era ingrandita, ma non di molto, se si pensa che
era passato quasi un millennio, infatti il nuovo perimetro è di 6
Km. Il disegno della Milano Libero Comune è stato tratto da una
mappa allegata dal conte Giulini al volume VII della sua opera
monumentale "Memorie Spettanti alla Storia, al Governo, ed alla
Descrizione della Città, e della Campagna di Milano ne' Secoli
Bassi"; ed è stato georiferito dal curatore di questa sezione che
lo ha anche rielaborato come colori, per meglio differenziarlo
dalle altre mappe usate per le sovrapposizioni. |
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La
Milano dell'epoca dei Promessi Sposi sfuma sulle immagini
satellitari moderne di Google Earth. La mappa d'epoca è stata
disegnata dal celebre incisore Jean Blaeu ad Amsterdam, ma è una
copia (peraltro molto ben fatta e colorata con maestria) di una
mappa originale in bianco e nero del cartografo Marco Antonio
Barateri, che l'aveva dedicata e offerta - come si costumava
allora - al cardinale Federico Borromeo; il cartiglio in alto a
sinistra della mappa del Barateri riporta la data esatta: 16
Febbraio 1629. LINK per visionare la mappa di Milano incisa da Jean Blaeu a una risoluzione tale, che permette di leggere e di poter individuare le chiese, i monasteri e altri edifici importanti che si trovavano all'interno o appena fuori le mura della Milano di epoca spagnola. LINK per visionare la mappa originale del Barateri che servì come riferimento all'incisore Blaeu: non solo coincidono tutti i numeri di riferimento, inoltre nella parte alta del disegno il nome del naviglio della Martesana è indicato nella stessa forma leggermente modificata che ritroviamo sulla mappa di Blaeu: "Navilio della Marchesana". |
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Sviluppo
urbanistico della città di Milano nel tempo, a partire dall'epoca
romana. Il ciclo totale dura circa un minuto, dal momento che
ognuna delle undici immagini sequenziali persiste sullo schermo
per cinque secondi. Come si può facilmente notare, l'enorme
espansione della città avvenne a cavallo tra la fine
dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, in corrispondenza
dell'espansione dei confini amministrativi della città, come
specificato più dettagliatamente nell'immagine successiva. Dalla
Mediolanum di epoca romana alla città chiusa all'interno delle
mura spagnole cinquecentesche, l'espansione - sia urbanistica, sia
demografica - è stata decisamente lenta e fino alla seconda metà
dell'Ottocento le mura spagnole continueranno a delimitare in
maniera evidente i confini della città. Tutte le mappe risultano
perfettamente in scala e rigorosamente georiferite. |
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Modifica
dei confini territoriali di Milano, avvenuta tra la fine
dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. A differenza
dell'immagine precedente, che copriva un paio di millenni, in
questa lo spazio temporale risulta assai ristretto e limitato a
una sessantina d'anni (1873-1932). Sono evidenziate le variazioni
dei confini più consistenti, senza considerare i numerosi
accorpamenti precedenti di singole località a formare i principali
Comuni limitrofi (ad esempio Affori, che aveva precedentemente
accorpato Bruzzano e Dergano, e via dicendo), così come sono state
trascurate le rettifiche minori relative ai loro limiti
amministrativi. Il ciclo totale ha la durata di circa un minuto,
dal momento che ognuna delle sette immagini persiste sullo schermo
per otto secondi. |
L'ANFITEATRO
DI MEDIOLANUM SCOMPARSO E DIMENTICATO PER PIÙ DI UN MILLENNIO |
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Pianta
di Milano del Grazioli, edita nel 1735 (Civica Raccolta delle
Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano). A
differenza degli altri monumenti di epoca romana, posizionati con
una buona approssimazione, la collocazione dell’anfiteatro -
all'incirca nell'area dell'attuale piazza del Duomo - risulta
completamente errata, perché di esso si era persa ogni memoria e
ogni riferimento. L'animazione mostra la corretta posizione
dove si trovava l'anfiteatro, che era stato edificato fuori dalle
mura di Mediolanum. Si noti, inoltre, l’incredibile quantità di
torri poste lungo tutta la cerchia difensiva di epoca romana ("Dai
quattro Corpi Santi ad una ad una crosciar vedemmo le trecento
torri della cerchia..." scriveva Giosuè Carducci nella sua
poesia "Il Parlamento"). |
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Immagini
di Google Earth del 2007 e del 2021 che sfumano una sopra l'altra.
L’anfiteatro di Mediolanum come dimensioni era leggermente più
grande dell’arena di Verona, con tre ordini di arcate sovrapposte,
più la struttura per la copertura, il velarium.
Attualmente, sono visibili solo alcuni muri delle fondamenta lungo
il lato nord, lasciati bene in evidenza a favore di tutti coloro
che visitano il parco dell’anfiteatro; ma come si vede
nell'immagine, seppur lentamente, la geometria dell'anfiteatro è
stata messa in evidenza anche su altri lati. Un contributo
fondamentale alla corretta collocazione dell’anfiteatro milanese
lo si deve all’allora funzionaria responsabile per la tutela
archeologica del territorio lombardo, la dottoressa Alda Levi,
costretta, poi, ad abbandonare la sua attività a causa delle leggi
razziali. L'anfiteatro venne completamente smantellato già dopo un
paio di secoli dalla sua costruzione e parte del materiale servì a
edificare la vicina basilica di San Lorenzo. Nell'arena
dell'anfinfiteatro di Milano combattè anche il gladiatore Urbicus,
come ricorda la sua stele in mostra presso l'Antiquarium di
Milano. |
PIAZZA
DUOMO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO |
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La
piazza del Duomo di Milano con il Cordusio e piazza Fontana, in
una successione di mappe datate: 1814; 1884; 2006. La piazza del
Duomo, nel 1814, era decisamente stretta e sghemba (antico sedime
della chiesa di Santa Tecla), a Nord vi era il coperto dei Figini;
a Sud, invece, l'isolato del Rebecchino mentre, tutt'attorno, si
sviluppava un dedalo di viuzze che ricorda la Milano medievale.
Nel 1884, si era già creata l'ampia piazza simmetrica in
corrispondenza della facciata del Duomo e, sul lato Nord, compare
la Galleria dedicata a Vittorio Emanuele II. Nella CTC del 2006,
invece, si possono notare l'allargamento a forma ovale della
piazza del Cordusio, con l'apertura dell'ampia e moderna via Dante
che corre fino al Castello Sforzesco, nonché, a Est del Duomo,
l'ampliamento di piazza Fontana. |
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L'immagine
mostra la disposizione delle antiche chiese, nell'area
corrispondente all'attuale piazza del Duomo di Milano. Il sedime
dell'antica chiesa di Santa Tecla (basilica major)
corrispondeva esattamente alla piazza del Duomo ottocentesca,
stretta e sghemba. Santa Maria Maggiore (basilica jemale)
venne demolita in contemporanea con l'erezione del Duomo attuale,
fornendo parecchio materiale che venne prontamente riutilizzato
per la nuova cattedrale. I resti delle fondamenta della chiesa
altomedievale di Santa Tecla, della chiesetta triabsidata e di San
Giovanni alle fonti si trovano al di sotto dell'attuale piano di
calpestio della piazza del Duomo. Il disegno delle antiche chiese
che sfuma nella moderna immagine satellitare proviene
dall'archivio della Soprintendenza. |
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Anche
a Sud della piazza del Duomo, attorno a Palazzo Reale, si possono
notare numerose modifiche: nell'ellisse bianco vi è il nuovo
arengario, mentre nella mappa Savallo del 1927 si vedeva ancora la
cosiddetta "manica lunga" di Palazzo Reale; nell'ellisse rossa è
sparita la galleria Volpi-Bassani e si è aperta l'intera piazza A.
Diaz che nel 1927 non esisteva; nell'ellisse verde si è aperta la
nuova strada F. Pecorari, abbattendo parte dei caseggiati a Sud di
Palazzo Reale che nella mappa Savallo del 1927 coprivano
quell'area; nell'ellisse azzurra, infine, si nota l'allargamento
di piazza Fontana ottenuto abbattendo gli edifici che nella mappa
Savallo del 1927 sono indicati come sede della Banca Nazionale
dell'Agricoltura (e la nuova sede - che chiude il lato Sud della
piazza attuale - è quella dell'attentato del 1969, di triste
memoria). |
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La
fotografia dei primi decenni del Novecento è stata scattata dal
Duomo e mostra la concentrazione di edifici a ridosso di Palazzo
Reale, quasi a soffocarlo nell'insieme del tessuto urbano: i
caseggiati all'interno delle due linee tratteggiate bianche
dovevano, quindi, essere abbattuti così da evidenziarne la sua
geometria periferica. Nella seconda immagine di Google Earth,
invece, si vede la situazione attuale, dopo la demolizione dei
caseggiati che stavano a ridosso del lato Sud di Palazzo Reale,
che ha permesso l'apertura di via Francesco Pecorari, creando una
continuità stradale tra via Paolo da Cannobbio e via delle Ore. |
LA
TRASFORMAZIONE DI PIAZZA SAN BABILA E LO SPOSTAMENTO DELLA
COLONNA CON IL LEONE DI PORTA ORIENTALE |
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Piazza
San Babila, nell'Ottocento, era decisamente più stretta e
irregolare, solo successivamente venne riquadrata come la vediamo
oggi. La sua sistemazione ha permesso, inoltre, di aprire nuove
importanti arterie, oggi assai trafficate, quali corso Matteotti,
corso Europa e via Borgogna. Lungo l'antica Corsia dei Servi
(oggi, corso Vittorio Emanuele II) si vede la chiesa dei Servi di
Maria, demolita nel 1837, mentre qualche decina di metri più a
Nord venne edificata l'attuale chiesa di San Carlo al Corso, con
la sua imponente cupola. Sono sparite, inoltre, la chiesa di Santo
Stefano in Borgogna, quella di San Pietro all'Orto, quella di San
Giovanni in Era e altri edifici religiosi minori. |
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Nella
zona di piazza San Babila erano presenti due colonne: quella più a
Sud era la colonna con la croce di San Mona (che si vede
nell'immagine precedente, quasi di fronte alla ex chiesa di San
Giovanni in Era, ma non in questa immagine); la seconda colonna,
invece, era quella con il leone di Porta Orientale. Mentre quella
di San Mona venne abbattuta a fine Settecento, durante i lavori di
sistemazione delle piazze e delle strade eseguiti dal Piermarini,
la colonna con il leone di Porta Orientale venne risparmiata, ma
subì uno spostamento in epoca moderna, durante i lavori per la
costruzione della linea rossa della metropolitana (MM1): fu
spostata di una quindicina di metri in direzione Sud-Est, come si
può vedere nell'immagine. |
LA
TRASFORMAZIONE TRA SETTECENTO E NOVECENTO DI PIAZZA CAVOUR |
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Nel
1751, l'attuale piazza Cavour vedeva la presenza della chiesa di
San Bartolomeo, appena superato il ponte di Porta Nuova per chi
usciva dal centro cittadino superando il naviglio della cerchia
interna. La chiesa venne demolita nel Dicembre del 1866 (vedi
Lombardia Beni Culturali, non nel 1864 come riporta Wikipedia),
per aprire la nuova strada via Principe Umberto (oggi via Filippo
Turati) in direzione delle prima Stazione Centrale di Milano. Nel
1884, in quella che era stata la piazza della Canonica, si apriva
il vecchio Politecnico (trasferito in Piazza Leonardo da Vinci nei
primi decenni del Novecento). Si noti il monumento a Cavour che fu
inaugurato nel 1865, quattro anni dopo la morte del politico
piemontese ma venne spostato, nel 1939, di una ventina di metri,
per rendere più fruibile e più scorrevole la piazza. |
PORTA
ORIENTALE (POI, PORTA VENEZIA) - STRADONE DI LORETO (POI, CORSO
BUENOS AIRES) E CARCERI DI SAN VITTORE |
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Vi
sono alcuni scorci della Milano ottocentesca, tuttavia, che non
sono mutati un granché: basterebbe sostituire le automobili con le
carrozze, cambiare l'abbigliamento delle persone, togliere i
lampioni e i cavi elettrici aerei (e, forse, anche qualche
grattacielo di troppo, che svetta in lontananza, sullo sfondo)
presenti nell'immagine moderna di Google Earth, per ritrovarsi nel
bel dipinto del pittore Federico Lose, che ritrasse i bastioni di
Porta Venezia - ex Porta Orientale - nel 1840 circa. |
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L'antica
basilica di San Dionigi (basilica Prophetarum) si trovava
appena a destra entrando da Porta Orientale (Porta Venezia) e
venne demolita alla fine del Settecento quando vennero creati i
giardini pubblici e si decise di rendere più scorrevole le strade
e le piazze della città, abbattendo numerose colonne votive. La
basilica aveva già subito delle modifiche a metà del Cinquecento,
perché si trovava proprio lungo la linea dove dovevano sorgere i
bastioni, forse anche per questo motivo, un paio di secoli dopo,
purtroppo, si decise di abbatterla completamente. Oggi non vi è
più alcuna traccia né indicazione di tale basilica, il cui sedime
si trovava immerso nel verde degli attuali giardini pubblici, tra
l'edificio con la cupola del Planetario e i Bastioni di Porta
Venezia. Nell'immagine l'antica basilica disegnata nelle mappe
catastali del 1751, sfuma sulle moderne immagini satellitari di
Google Earth. |
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In
questa immagine animata ci si trova posizionati appena a Nord dei
bastioni di Porta Venezia, guardando esattamente nella direzione
di piazzale Loreto. Sulla sinistra di quello che oggi è corso
Buenos Aires (allora, Stradone di Loreto) si vede il lato Est del
Lazzaretto, mentre alla destra dei filari di pioppi si intravede
la facciata della chiesa di Santa Francesca Romana. Nell'immagine
moderna, si vede l'attuale corso Buenos Aires che per buona parte
della sua lnghezza è fiancheggiato, non più dai filari di pioppo,
ma da numerosi palazzi. A destra dell'immagine moderna e con la
medesima angolazione del quadro d'epoca, si vede la facciata della
chiesa di Santa Francesca Romana, che continua a fare bella mostra
di sé. |
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"La
gran fabbrica del Lazzaretto" di manzoniana memoria, purtroppo, è
stata demolita all'inizio del Novecento, dopo che la ferrovia - a
fine Ottocento - l'aveva tagliata in due parti. Oltre a un
brevissimo tratto di antiche mura lungo via S. Gregorio, solo la
chiesa che si trovava al centro della struttura - San Carlo al
Lazzaretto - è rimasta integra. Oggi, in corrispondenza di quel
gran fabbricato, troviamo delle vie i cui nomi sono in qualche
maniera legati alla terribile pestilenza ricordata nel romanzo di
Alessandro Manzoni; infatti, oltre alla scontata via Lazzaretto,
si incrociano tra di loro: via Tadino, via Settala, via Casati,
via Pancaldi, via San Gregorio, ecc. LINK che mostra un disegno del 1631 di Gio. Francesco Brunetti, dopo essere stato dimesso (guarito dalla peste) dal lazzaretto. Le note riportate nel disegno sono assai eloquenti su come si viveva al suo interno. |
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A
fine Ottocento, il cavalcavia ferroviario che proseguiva in
direzione del bivio dell'Acquabella per raccordarsi con il
tracciato Milano-Venezia della stada ferrata ferdinandea, aveva
praticamente tagliato a metà il lazzaretto, come si vede nella
mappa del 1870 (Ronchi editore). Qualche decennio dopo - a inizio
Novecento - nonostante gli sforzi dell'architetto Luca Beltrami
per salvarlo, il Lazzaretto venne completamente abbattuto: un
consorzio di banche aveva acquistato la vecchia struttura,
innescando una inevitabile speculazione edilizia a causa della sua
vicinanza alla prima Stazione centrale (attuale piazza della
Repubblica). Così una delle strutture più caratteristiche e più
vaste della Milano rinascimentale, purtroppo è andata
irrimediabilmente perduta. LINK che mostra una fotografia con il cavalcavia che attraversa il lazzaretto fino ad arrivare alla prima stazione centrale (oggi piazza della Repubblica). In seguito alla lottizzazione del terreno, all'interno del lazzaretto stanno già sorgendo i primi edifici. |
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I
binari all'interno della prima Stazione Centrale di Milano,
infatti, non erano a livello del piano stradale della città, ma
sopraelevati, cosicché i convogli ferroviari viaggiavano sopra un
lungo cavalcavia che incrociava numerose strade, come si può
vedere nell'immagine animata qui a fianco, che mostra il
cavalcavia di viale Tunisia tagliare perpendicolarmente la via
Lecco, all'altezza del largo Fra Paolo Bellintani, dove vi era - e
vi è ancora oggi - la chiesetta di San Carlo al Lazzaretto. Da
notare, inoltre, che le attuali viale Tunisia e via Lecco si
trovano esattamente all'interno di quella che fu l'area
dell'antica struttura del Lazzaretto. |
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Il
cavalcavia ferroviario proseguiva oltre l'incrocio con corso
Buenos Aires, come si vede nella fotografia d'epoca, la cui
inquadratura guarda in direzione di piazzale Loreto. La locomotiva
a vapore e il convoglio in arrivo dall'attuale viale regina
Giovanna si stavano immettendo nell'attuale viale Tunisia,
passando sopra il cavalcavia di corso Buenos Aires (ex corso
Loreto), per arrivare nella prima Stazione centrale di Milano,
nell'attuale piazza della Repubblica. La prima Stazione centrale
di Milano era di tipo passante (i treni potevano entrare e
uscire da entrambe le direzioni), mentre la Stazione centrale
attuale è del tipo di testa: si entra e si esce da un'unica
direzione. |
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Siamo sempre in prossimità del ponte ferroviario di corso Buenos Aires, questa volta, però, l'obiettivo è rivolto in senso opposto, in direzione dei bastioni di Porta Orientale, infatti guardando sotto il ponte, si vede in lontananza il bastione Ovest, con il lungo caseggiato assai caratteristico del lazzaretto. Nell'immagine di fine Ottocento, sul lato Est dello stradone di Loreto (poi, corso Buenos Aires) svettano delle maestose piante di pioppo italico (Populus nigra). Si noti, inoltre, il disegno dei parapetti lungo il lato Nord del ponte ferroviario, perfettamente uguali a quelli del lato Sud, che sono ben visibili nell'immagine precedente, davanti al treno. |
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Nel
romanzo dei Promessi Sposi, quando Renzo Tramaglino arrivò a
Milano, dovette recarsi immediatamente presso il convento dei
frati Cappuccini di Porta Orientale per farsi ospitare. Ottenute
le necessarie informazioni da un signore che si stava allontanando
dalla città, trovò facilmente la piazzetta con la chiesa, lungo
l'attuale corso Venezia. Oggi, però, immaginando di ripercorrere
lo stesso tragitto di Renzo, invece della chiesa dedicata
all'Immacolata Concezione con il complesso conventuale dei frati
Cappuccini alle sue spalle, come si poteva ammirare fino ai primi
dell'Ottocento, vedremmo al suo posto la maestosa facciata
dell'imponente palazzo Rocca-Saporiti. |
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Purtroppo,
però, Renzo arrivò a Milano proprio nel giorno dei tumulti di San
Martino (11 Novembre 1628) e, invece di attendere l'arrivo di fra
Bonaventura da Lodi nella chiesa dell'Immacolata Concezione,
preferì seguire i manifestanti, avviandosi verso piazza San Babila
e il Duomo. Per avere un'idea esatta di quale fosse il sedime del
convento dei frati Cappuccini di Porta Orientale e di come sia
cambiata l'attuale situazione urbanistica della città in
corrispondenza di palazzo Rocca-Saporiti, conviene dare uno
sguardo dall'alto. Si noti come la chiesa e il vecchio convento
dei Cappuccini non risultassero orientati ortogonalmente rispetto
all'attuale corso Venezia; palazzo Rocca-Saporiti, invece, lo è. |
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Inquadratura
esattamente uguale alla precedente, tuttavia l'immagine d'epoca
non è più la stessa, infatti in questo caso è stata inserita una
mappa del celebre incisore Marc'Antonio dal Re, il quale ha
disegnato anche le piante di olmo che si trovavano nella piazzetta
antistante la chiesa dell'Immacolata Concezione dei padri
Cappuccini di Porta Orientale, come aveva dettagliatamente
spiegato il viandante che si stava allontanando da Milano, al
giovane montanaro Renzo Tramaglino. |
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Alessandro
Manzoni, inoltre, specificò con precisione il nome della
fondazione dei frati Cappuccini dove Renzo avrebbe dovuto farsi
ospitare: il convento di Porta Orientale. All'interno delle mura
spagnole di Milano, infatti, vi era un'altra fondazione dei frati
Cappuccini: il convento di San Vittore all'Olmo, presso Porta
Vercellina. Quest'ultima fondazione, peraltro, era più antica
rispetto a quella di Porta Orientale, ma nella seconda metà
dell'Ottocento verrà espropriata ai religiosi, per costruire il
grande penitenziario che porta ancora oggi il nome dell'antico
convento: San Vittore. |
SCORCI
DI MILANO LUNGO LA CERCHIA INTERNA DEI NAVIGLI |
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La
facciata del palazzo dei Marchesi Castelli con il giardino che si
estendeva fino ad arrivare al naviglio della cerchia interna, oggi
incanalato sotto la via Visconti di Modrone. Oltre a non esserci
più la presenza a vista del naviglio, purtroppo non vi è più
neppure il palazzo dei Marchesi Castelli e guardando il palazzo
moderno sorto sul suo sedime tenendo alle spalle la via Passione,
l'unico elemento che ricorda i fasti dell'antico palazzo nobiliare
è il parapetto che faceva da sponda al naviglio. |
LE
DUE STAZIONI CENTRALI DI MILANO E LA PICCOLA CAPPELLA
BRAMANTESCA DELLA CASCINA POZZOBONELLI |
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Immagine
che mostra l'arretramento della Stazione centrale - di circa 750
metri a Nord-Est - rispetto al vecchio sedime, corrispondente
all'attuale piazza della Repubblica. La nuova Stazione centrale si
trova in piazza Duca d'Aosta, che allora si chiamava piazza Andrea
Doria e aveva alle sue spalle l'ex Trotter italiano. La vecchia
Stazione centrale era di tipo passante, mentre l'attuale Stazione
centrale è del tipo di testa: questo significa che i convogli
entrano ed escono da un'unica direzione. I progetti della moderna
stazione risalgono ai primi anni del Novecento, ma, anche a causa
della Prima Guerra Mondiale, la sua realizzazione avvenne nella
seconda metà degli anni '20 del secolo scorso e fu inaugurata nel
1931. |
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Fotografia
scattata in concomitanza con l'inaugurazione dell'attuale Stazione
Centrale di Milano (1931), quando non era ancora stata demolita la
prima Stazione Centrale che si trovava nell'attuale piazza della
Repubblica e che doveva continuare a garantire il traffico
ferroviario. L'immagine è costituita da tre fotogrammi: nel primo
si ha la visione pulita dell'immagine, nella quale, peraltro, si
possono notare sullo sfondo le due Grigne (a sinistra) e il
Resegone (a destra) con le colline brianzole davanti: si tratta,
quindi, dello sfondo vero e non ritoccato dal fotografo, come
capita di vedere spesso nelle fotografie d'epoca; il secondo
fotogramma indica la posizione della prima Stazione Centrale
(oggi, piazza della Repubblica); il terzo fotogramma indica la
posizione della moderna Stazione Centrale. |
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Alcune
cascine posizionate sull'area occupata dalla moderna Stazione
centrale vennero completamente rase al suolo, mentre della cascina
Pozzobonelli esite ancora oggi l'estremo lembo Sud, costituito
dalla graziosa cappella dalle linee bramantesche - all'interno del
cerchio bianco tratteggiato - preceduta da un breve porticato a
quattro luci (in origine erano 10), che si può ancora oggi
ammirare percorrendo l'attuale via Andrea Doria, poco prima di
arrivare alla Stazione centrale. L'antica struttura della cascina
si sviluppava in direzione Nord, fino all'area attualmente
occupata dai giardinetti ribassati di fronte al padiglione reale
della Stazione centrale, come si può vedere nell'animazione. Le
rogge che scorrevano in prossimità della cascina (la roggia
Gerenzana e la roggia Mantovana), erano alimentate direttamente
dal naviglio della Martesana. |
MILANO
IN PERIFERIA |
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Nella
mappa IGM - aggiornata al 1950 - si vede quella che era una
semplice biforcazione che si diramava all'altezza della cascina
Gobba di Crescenzago: il tracciato verso Vimercate proseguiva
piegando in direzione Nord, mentre quello verso Gorgonzola
continuava a mantenere la direzione Est, come si vede nella mappa
IGM, un semplice bivio, dunque, a foggia di "Y". Nella mappa
moderna (OSM), invece, vi sono numerosi svincoli anche per la
presenza della tangenziale Est e sono state realizzate una decina
di rotatorie, al punto da rendere completamente irriconoscibile la
semplice diramazione a forcella di qualche decennio precedente. |
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In
questa immagine si può apprezzare come si sia notevolmente
articolata la viabilità nel territorio di Vialba (ex Comune di
Musocco), in un intervallo di tempo di soli 8 anni: dal 1964 al
1972. Si noti come gli edifici e tutta la struttura urbanistica
siano rimasti sostanzialmente invariati, mentre dal punto di vista
viabilistico è stato creato il nuovo innesto all'autostrada dei
Laghi e l'autostrada Milano-Torino ha richiesto l'apertura di un
rettifilo con ampie corsie, nuovi viadotti e via dicendo. Lo
svincolo che si stacca dall'autostrada per scendere in direzione
Sud è l'attuale uscita di Milano-Certosa. In alto, a sinistra,
l'ex sanatorio di Vialba, oggi ospedale Luigi Sacco. |
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Un
bel disegno di Gasparo Galliari, nel quale si vede il naviglio
della Martesana all'altezza della "Cassina di Pomm", con
un'immagine d'epoca che si alterna con la medesima inquadratura
che mostra la situazione attuale. Nel disegno di Galliari, oltre
alle classiche barche da trasporto dei materiali (una sta
risalendo la corrente, trainata da un paio di cavalli), è presente
anche una barca corriera con dei viaggiatori a bordo e altri in
procinto di farlo. Nella fotografia moderna, la segnaletica
stradale - indubbiamente utile per le moderne esigenze dei
trasporti e della viabilità - da un punto di vista estetico e
paesaggistico rovina completamente la visuale, come si può
facilmente vedere nell'alternarsi delle due immagini. |
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Rimanendo
in tema di acque, in questa immagine e nella successiva è
possibile vedere la rettifica operata sull'alveo del fiume Lambro
all'altezza di Lambrate (esattamente dove sorgevano gli ex
capannoni della ditta Innocenti). Si noti come in questa immagine
di fine Ottocento (è uno stralcio di mappa del Cessato Catasto)
siano presenti numerose anse lungo il tracciato del fiume; una di
queste lambiva gli edifici della polveriera dove si macinavano i
sali di nitro per ottenere la polvere da sparo: la forza motrice
per le macine, infatti, veniva fornita da una roggia che si
staccava in prossimità di una curva a gomito del fiume e che poi
reimmetteva l'acqua nel suo alveo poco più a valle. Il corso del
fiume Lambro rettificato, compare a intermittenza sottoforma di
linea tratteggiata blu. |
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In
questa seconda immagine, che ha la medesima inquadratura della
precedente, si vede la situazione attuale, dopo che sono state
eliminate le numerose anse del Lambro. In corrispondenza
dell'antica polveriera dove si macinavano i sali di nitro, oggi
sorge il Campus Universitario Martinitt di via Pitteri. L'alveo
attuale del fiume Lambro risulta assai più rettilineo e si accosta
per un breve tratto alla tangenziale Est, mentre l'antico alveo -
che compare a intermittenza sottoforma di linea tratteggiata
azzurra - attraversava un'area che oggi è stata completamente
edificata. |