Tutte le
immagini animate inserite in questa pagina (e tutte quelle che
compaiono nelle varie sezioni di questo sito) sono state
create dal curatore di questa sezione, che ha anche elaborato
tutti i georiferimenti necessari per la corretta
sovrapposizione delle mappe storiche sopra le moderne immagini
satellitari. Alcune immagini sono già state pubblicate su un
forum che tratta della storia della città di Milano e
molte di esse hanno il fermo immagine a metà transizione, in
maniera tale da poter apprezzare meglio i dettagli durante la
fase di sovrapposizione in trasparenza.
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DA MEDIOLANUM
A MILANO
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La Mediolanum
di età Tardo imperiale (350 d.C. ca.) si sovrappone dapprima
alla Milano Libero Comune (1200 ca.), poi alla Milano
dell'epoca dei Promessi Sposi (1629). Quest'ultima era dotata
di possenti mura difensive, fatte erigere da don Ferrante
Gonzaga a metà del Cinquecento. All'interno delle mura
spagnole vi erano ampi spazi di verde (chiamati "borghi") che
si estendevano fino alla cerchia medievale dei navigli interni
e dei terraggi. Si noti come le tre immagini di epoche diverse
e sovrapposte in trasparenza tra di loro, mettano in evidenza
come le strutture urbanistiche più antiche siano ben
nidificate all'interno di quelle più recenti.
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La Mediolanum di
età Tardo imperiale, capitale di una parte dell'impero, aveva
un perimetro di circa 3 miglia romane (4,5 Km) e in questa
immagine la si vede sfumare sopra le moderne immagini
satellitari di Google Earth. Sono state evidenziate alcune
delle basiliche paleocristiane che si trovavano fuori dalle
mura romane: basilica Virginum (S. Simpliciano); basilica
Prophetarum (S. Dionigi, demolita); basilica
Apostolorum (S. Nazaro in Brolo); basilica Palatina
(S. Lorenzo Maggiore, oggi chiamato anche S. Lorenzo alle
colonne); basilica Martyrum (S. Ambrogio) e il
Mausoleo imperiale con la basilica Portiana (S.
Vittore al Corpo). Anche l'anfiteatro si trovava fuori dalle
mura, poco distante da S. Lorenzo Maggiore.
I confini di Mediolanum indicati in azzurro sono quelli di età
repubblicana (derivati dal classico Castrum di forma
quadrata), mentre quelli indicati in rosso rappresentano
l'espansione di Massimiano Erculeo (epoca Tardo imperiale).
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La Milano Libero
Comune sfuma sulle immagini satellitari moderne di Google
Earth. Dopo circa ottocento anni, la Milano Libero Comune
all'epoca delle guerre con l'imperatore Federico I
Hohenstaufen (Barbarossa) si era ingrandita, ma non di molto,
se si pensa che era passato quasi un millennio, infatti il
nuovo perimetro è di 6 Km. Il disegno della Milano Libero
Comune è stato tratto da una mappa allegata dal conte Giulini
al volume VII della sua opera monumentale "Memorie Spettanti
alla Storia, al Governo, ed alla Descrizione della Città, e
della Campagna di Milano ne' Secoli Bassi"; ed è stato
georiferito dal curatore di questa sezione che lo ha anche
rielaborato come colori, per meglio differenziarlo dalle altre
mappe usate per le sovrapposizioni.
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La Milano
dell'epoca dei Promessi Sposi sfuma sulle immagini satellitari
moderne di Google Earth. La mappa d'epoca è stata disegnata
dal celebre incisore Jean Bleau ad Amsterdam, ma è
semplicemente una copia (peraltro molto ben fatta e colorata
con maestria) di una mappa originale in bianco e nero del
topografo Marco Antonio Barateri, che l'aveva dedicata e
offerta ― come si costumava allora ― al cardinale Federico
Borromeo; il cartiglio sulla mappa del Barateri riporta anche
la data esatta: 16 Febbraio 1629.
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Sviluppo
urbanistico della città di Milano nel tempo, a partire
dall'epoca romana. Il ciclo totale dura circa un minuto, dal
momento che ognuna delle undici immagini sequenziali persiste
sullo schermo per cinque secondi. Come si può facilmente
notare, l'enorme espansione della città avvenne a cavallo tra
la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, in
corrispondenza dell'espansione dei confini amministrativi
della città, come specificato più dettagliatamente
nell'immagine successiva. Dalla Mediolanum di epoca romana
alla città chiusa all'interno delle mura spagnole
cinquecentesche, l'espansione ― sia urbanistica, sia
demografica ― è stata decisamente lenta e fino alla seconda
metà dell'Ottocento le mura spagnole continueranno a
delimitare in maniera evidente i confini della città. Tutte le
mappe risultano perfettamente in scala e rigorosamente
georiferite.
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Modifica dei
confini territoriali di Milano, avvenuta tra la fine
dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. A differenza
dell'immagine precedente, che copriva un paio di millenni, in
questa lo spazio temporale risulta assai ristretto e limitato
a una sessantina d'anni (1873-1932). Sono evidenziate le
variazioni dei confini più consistenti, senza considerare i
numerosi accorpamenti precedenti di singole località a formare
i principali Comuni limitrofi (ad esempio Affori, che aveva
precedentemente accorpato Bruzzano e Dergano, e via dicendo),
così come sono state trascurate le rettifiche minori relative
ai loro limiti amministrativi. Il ciclo totale ha la durata di
circa un minuto, dal momento che ognuna delle sette immagini
persiste sullo schermo per otto secondi.
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L'ANFITEATRO
DI MEDIOLANUM SCOMPARSO E DIMENTICATO PER PIÙ DI UN
MILLENNIO
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Pianta di Milano
del Grazioli, edita nel 1735 (Civica Raccolta delle Stampe
Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano). A differenza
degli altri monumenti di epoca romana, posizionati con una
buona approssimazione, la collocazione dell’anfiteatro ―
all'incirca nell'area dell'attuale piazza del Duomo ― risulta
completamente errata, perché di esso si era persa ogni memoria
e ogni riferimento. L'animazione mostra la corretta
posizione dove si trovava l'anfiteatro, che era stato
edificato fuori dalle mura di Mediolanum. Si noti, inoltre,
l’incredibile quantità di torri poste lungo tutta la cerchia
difensiva di epoca romana ("Dai quattro Corpi Santi ad una
ad una crosciar vedemmo le trecento torri della
cerchia..." scriveva Carducci nella sua poesia "Il
Parlamento").
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Immagini di
Google Earth del 2007 e del 2021 che sfumano una sopra
l'altra. L’anfiteatro di Mediolanum come dimensioni era
leggermente più grande dell’arena di Verona, con tre ordini di
arcate sovrapposte, più la struttura per la copertura, il velarium.
Attualmente, sono visibili solo alcuni muri delle fondamenta
lungo il lato nord, lasciati bene in evidenza a favore di
tutti coloro che visitano il parco dell’anfiteatro; ma come si
vede nell'immagine, seppur lentamente, la geometria
dell'anfiteatro è stata messa in evidenza anche su altri lati.
Un contributo fondamentale alla corretta collocazione
dell’anfiteatro milanese lo si deve all’allora funzionaria
responsabile per la tutela archeologica del territorio
lombardo, la dottoressa Alda Levi, costretta, poi, ad
abbandonare la sua attività a causa delle leggi razziali.
L'anfiteatro venne completamente smantellato già dopo un paio
di secoli dalla sua costruzione e parte del materiale servì a
edificare la vicina basilica di San Lorenzo. Nell'arena
dell'anfinfiteatro di Milano combattè anche il gladiatore Urbicus,
come ricorda la sua stele in mostra presso l'Antiquarium di
Milano.
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PIAZZA DUOMO
TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
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La piazza del
Duomo di Milano con il Cordusio e piazza Fontana, in una
successione di mappe datate: 1814; 1884; 2006. La piazza del
Duomo, nel 1814, era decisamente stretta e sghemba (antico
sedime della chiesa di Santa Tecla), a Nord vi era il coperto
dei Figini; a Sud, invece, l'isolato del Rebecchino mentre,
tutt'attorno, si sviluppava un dedalo di viuzze che ricorda la
Milano medievale. Nel 1884, si era già creata l'ampia piazza
simmetrica in corrispondenza della facciata del Duomo e, sul
lato Nord, compare la Galleria dedicata a Vittorio Emanuele
II. Nella CTC del 2006, invece, si possono notare
l'allargamento a forma ovale della piazza del Cordusio, con
l'apertura dell'ampia e moderna via Dante che corre fino al
Castello Sforzesco, nonché, a Est del Duomo, l'ampliamento di
piazza Fontana.
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L'immagine
mostra la disposizione delle antiche chiese, nell'area
corrispondente all'attuale piazza del Duomo di Milano. Il
sedime dell'antica chiesa di Santa Tecla (basilica major)
corrispondeva esattamente alla piazza del Duomo ottocentesca,
stretta e sghemba. Santa Maria Maggiore (basilica jemale)
venne demolita in contemporanea con l'erezione del Duomo
attuale, fornendo parecchio materiale che venne prontamente
riutilizzato per la nuova cattedrale. I resti delle fondamenta
della chiesa altomedievale di Santa Tecla, della chiesetta
triabsidata e di San Giovanni alle fonti si trovano al di
sotto dell'attuale piano di calpestio della piazza del Duomo.
Il disegno delle antiche chiese che sfuma nella moderna
immagine satellitare proviene dall'archivio della
Soprintendenza.
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Anche a Sud
della piazza del Duomo, attorno a Palazzo Reale, si possono
notare numerose modifiche: nell'ellisse bianco vi è il nuovo
arengario, mentre nella mappa Savallo del 1927 si vedeva
ancora la cosiddetta "manica lunga" di Palazzo Reale;
nell'ellisse rossa è sparita la galleria Volpi-Bassani e si è
aperta l'intera piazza A. Diaz che nel 1927 non esisteva;
nell'ellisse verde si è aperta la nuova strada F. Pecorari,
abbattendo parte dei caseggiati a Sud di Palazzo Reale che
nella mappa Savallo del 1927 coprivano quell'area;
nell'ellisse azzurra, infine, si nota l'allargamento di piazza
Fontana ottenuto abbattendo gli edifici che nella mappa
Savallo del 1927 sono indicati come sede della Banca Nazionale
dell'Agricoltura (e la nuova sede ― che chiude il lato Sud
della piazza attuale ― è quella dell'attentato del 1969, di
triste memoria).
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La fotografia
dei primi decenni del Novecento è stata scattata dal Duomo e
mostra la concentrazione di edifici a ridosso di Palazzo
Reale, quasi a soffocarlo nell'insieme del tessuto urbano: i
caseggiati all'interno delle due linee tratteggiate bianche
dovevano, quindi, essere abbattuti così da evidenziarne la sua
geometria periferica. Nella seconda immagine di Google Earth,
invece, si vede la situazione attuale, dopo la demolizione dei
caseggiati che stavano a ridosso del lato Sud di Palazzo
Reale, che ha permesso l'apertura di via Francesco Pecorari,
creando una continuità stradale tra via Paolo da Cannobbio e
via delle Ore.
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LA
TRASFORMAZIONE DI PIAZZA SAN BABILA E LO SPOSTAMENTO DELLA
COLONNA CON IL LEONE DI PORTA ORIENTALE
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Piazza San
Babila, nell'Ottocento, era decisamente più stretta e
irregolare, solo successivamente venne riquadrata come la
vediamo oggi. La sua sistemazione ha permesso, inoltre, di
aprire nuove importanti arterie, oggi assai trafficate, quali
corso Matteotti, corso Europa e via Borgogna. Lungo l'antica
Corsia dei Servi (oggi, corso Vittorio Emanuele II) si vede la
chiesa dei Servi di Maria, demolita nel 1837, mentre qualche
decina di metri più a Nord venne edificata l'attuale chiesa di
San Carlo al Corso, con la sua imponente cupola. Sono sparite,
inoltre, la chiesa di Santo Stefano in Borgogna, quella di San
Pietro all'Orto, quella di San Giovanni in Era e altri edifici
religiosi minori.
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Nella zona di
piazza San Babila erano presenti due colonne: quella più a Sud
era la colonna con la croce di San Mona (che si vede
nell'immagine precedente, quasi di fronte alla ex chiesa di
San Giovanni in Era, ma non in questa immagine); la seconda
colonna, invece, era quella con il leone di Porta Orientale.
Mentre quella di San Mona venne abbattuta a fine Settecento,
durante i lavori di sistemazione delle piazze e delle strade
eseguiti dal Piermarini, la colonna con il leone di Porta
Orientale venne risparmiata, ma subì uno spostamento in epoca
moderna, durante i lavori per la costruzione della linea rossa
della metropolitana (MM1): fu spostata di una quindicina di
metri in direzione Sud-Est, come si può vedere nell'immagine.
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LA
TRASFORMAZIONE TRA SETTECENTO E NOVECENTO DI PIAZZA CAVOUR
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Nel 1814,
l'attuale piazza Cavour vedeva la presenza della chiesa di San
Bartolomeo, appena superato il ponte di Porta Nuova per chi
usciva dal centro cittadino superando il naviglio della
cerchia interna. La chiesa venne demolita nella seconda metà
dell'Ottocento, per aprire la nuova strada via Principe
Umberto (oggi via Filippo Turati) in direzione delle prima
Stazione Centrale di Milano. Nel 1884, in quella che era stata
la piazza della Canonica, si apriva il vecchio Politecnico
(poi trasferito in Piazza Leonardo da Vinci). Si noti il
monumento a Cavour che fu innalzato subito dopo la sua morte,
ma venne poi spostato di una ventina di metri, per rendere più
fruibile e più scorrevole la piazza.
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PORTA
ORIENTALE (POI, PORTA VENEZIA) - STRADONE DI LORETO (POI,
CORSO BUENOS AIRES) E CARCERI DI SAN VITTORE
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Vi sono alcuni
scorci della Milano ottocentesca, tuttavia, che non sono
mutati un granché: basterebbe sostituire le automobili con le
carrozze, cambiare l'abbigliamento delle persone, togliere i
lampioni e i cavi elettrici aerei (e, forse, anche qualche
grattacielo di troppo, che svetta in lontananza, sullo sfondo)
presenti nell'immagine moderna di Google Earth, per ritrovarsi
nel bel dipinto del pittore Federico Lose, che ritrasse i
bastioni di Porta Venezia ― ex Porta Orientale ― nel 1840
circa.
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L'antica
basilica di San Dionigi (basilica Prophetarum) si
trovava appena a destra entrando da Porta Orientale (Porta
Venezia) e venne demolita alla fine del Settecento quando
vennero creati i giardini pubblici e si decise di rendere più
scorrevole le strade e le piazze della città, abbattendo
numerose colonne votive. La basilica aveva già subito delle
modifiche a metà del Cinquecento, perché si trovava proprio
lungo la linea dove dovevano sorgere i bastioni, forse anche
per questo motivo, un paio di secoli dopo, purtroppo, si
decise di abbatterla completamente. Oggi non vi è più alcuna
traccia né indicazione di tale basilica, il cui sedime si
trovava immerso nel verde degli attuali giardini pubblici, tra
l'edificio con la cupola del Planetario e i Bastioni di Porta
Venezia. Nell'immagine l'antica basilica disegnata nelle mappe
catastali del 1751, sfuma sulle moderne immagini satellitari
di Google Earth.
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In questa
immagine animata ci si trova posizionati appena a Nord dei
bastioni di Porta Venezia, guardando esattamente nella
direzione di piazzale Loreto. Sulla sinistra di quello che
oggi è corso Buenos Aires (allora, Stradone di Loreto) si vede
il lato Est del Lazzaretto, mentre alla destra dei filari di
pioppi si intravede la facciata della chiesa di Santa
Francesca Romana. Nell'immagine moderna, si vede l'attuale
corso Buenos Aires che per buona parte della sua lnghezza è
fiancheggiato, non più dai filari di pioppo, ma da numerosi
palazzi. A destra dell'immagine moderna e con la medesima
angolazione del quadro d'epoca, si vede la facciata della
chiesa di Santa Francesca Romana, che continua a fare bella
mostra di sé.
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"La gran
fabbrica del Lazzaretto" di manzoniana memoria, purtroppo, è
stata demolita all'inizio del Novecento, dopo che la ferrovia
― a fine Ottocento ― l'aveva tagliata in due parti. Oltre a un
brevissimo tratto di antiche mura lungo via S. Gregorio, solo
la chiesa che si trovava al centro della struttura ― San Carlo
al Lazzaretto ― è rimasta integra. Oggi, in corrispondenza di
quel gran fabbricato, troviamo delle vie i cui nomi sono in
qualche maniera legati alla terribile pestilenza ricordata nel
romanzo di Alessandro Manzoni; infatti, oltre alla scontata
via Lazzaretto, si incrociano tra di loro: via Tadino, via
Settala, via Casati, via Pancaldi, via San Gregorio, ecc.
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A fine
Ottocento, il cavalcavia ferroviario che proseguiva in
direzione del bivio dell'Acquabella per raccordarsi con il
tracciato Milano-Venezia della stada ferrata ferdinandea,
aveva praticamente tagliato a metà il lazzaretto, come si vede
nella mappa del 1870 (Ronchi editore). Qualche decennio dopo ―
a inizio Novecento ― nonostante gli sforzi dell'architetto
Luca Beltrami per salvarlo, il Lazzaretto venne completamente
abbattuto: un consorzio di banche aveva acquistato la vecchia
struttura, innescando una inevitabile speculazione edilizia a
causa della sua vicinanza alla prima Stazione centrale
(attuale piazza della Repubblica). Così una delle strutture
più caratteristiche e più vaste della Milano rinascimentale,
purtroppo è andata irrimediabilmente perduta.
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I binari
all'interno della prima Stazione Centrale di Milano, infatti,
non erano a livello del piano stradale della città, ma
sopraelevati, cosicché i convogli ferroviari viaggiavano sopra
un lungo cavalcavia che incrociava numerose strade, come si
può vedere nell'immagine animata qui a fianco, che mostra il
cavalcavia di viale Tunisia tagliare perpendicolarmente la via
Lecco, all'altezza del largo Fra Paolo Bellintani, dove vi era
― e vi è ancora oggi ― la chiesetta di San Carlo al
Lazzaretto. Da notare, inoltre, che le attuali viale Tunisia e
via Lecco si trovano esattamente all'interno di quella che fu
l'area dell'antica struttura del Lazzaretto.
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Il cavalcavia
ferroviario proseguiva oltre l'incrocio con corso Buenos
Aires, come si vede nella fotografia d'epoca, la cui
inquadratura guarda in direzione di piazzale Loreto. La
locomotiva a vapore e il convoglio in arrivo dall'attuale
viale regina Giovanna si stavano immettendo nell'attuale viale
Tunisia, passando sopra il cavalcavia di corso Buenos Aires
(ex corso Loreto), per arrivare nella prima Stazione centrale
di Milano, nell'attuale piazza della Repubblica. La prima
Stazione centrale di Milano era di tipo passante (i treni
potevano entrare e uscire da entrambe le direzioni),
mentre la Stazione centrale attuale è del tipo di testa: si
entra e si esce da un'unica direzione.
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Siamo sempre in
prossimità del ponte ferroviario di corso Buenos Aires, questa
volta, però, l'obiettivo è rivolto in senso opposto, in
direzione dei bastioni di Porta Orientale, infatti guardando
sotto il ponte, si vede in lontananza il bastione Ovest, con
il lungo caseggiato assai caratteristico del lazzaretto.
Nell'immagine di fine Ottocento, sul lato Est dello stradone
di Loreto (poi, corso Buenos Aires) svettano delle maestose
piante di pioppo italico (Populus nigra). Si noti,
inoltre, il disegno dei parapetti lungo il lato Nord del ponte
ferroviario, perfettamente uguali a quelli del lato Sud, che
sono ben visibili nell'immagine precedente, davanti al treno. |
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Nel romanzo dei
Promessi Sposi, quando Renzo Tramaglino arrivò a Milano,
dovette recarsi immediatamente presso il convento dei frati
Cappuccini di Porta Orientale per farsi ospitare. Ottenute le
necessarie informazioni da un signore che si stava
allontanando dalla città, trovò facilmente la piazzetta con la
chiesa, lungo l'attuale corso Venezia. Oggi, però, immaginando
di ripercorrere lo stesso tragitto di Renzo, invece della
chiesa dedicata all'Immacolata Concezione con il complesso
conventuale dei frati Cappuccini alle sue spalle, come si
poteva ammirare fino ai primi dell'Ottocento, vedremmo al suo
posto la maestosa facciata dell'imponente palazzo
Rocca-Saporiti.
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Purtroppo, però,
Renzo arrivò a Milano proprio nel giorno dei tumulti di San
Martino (11 Novembre 1628) e, invece di attendere l'arrivo di
fra Bonaventura da Lodi nella chiesa dell'Immacolata
Concezione, preferì seguire i manifestanti, avviandosi verso
piazza San Babila e il Duomo. Per avere un'idea esatta di
quale fosse il sedime del convento dei frati Cappuccini di
Porta Orientale e di come sia cambiata l'attuale situazione
urbanistica della città in corrispondenza di palazzo
Rocca-Saporiti, conviene dare uno sguardo dall'alto. Si noti
come la chiesa e il vecchio convento dei Cappuccini non
risultassero orientati ortogonalmente rispetto all'attuale
corso Venezia; palazzo Rocca-Saporiti, invece, lo è.
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Inquadratura
esattamente uguale alla precedente, tuttavia l'immagine
d'epoca non è più la stessa, infatti in questo caso è stata
inserita una mappa del celebre incisore Marc'Antonio dal Re,
il quale ha disegnato anche le piante di olmo che si trovavano
nella piazzetta antistante la chiesa dell'Immacolata
Concezione dei padri Cappuccini di Porta Orientale, come aveva
dettagliatamente spiegato il viandante che si stava
allontanando da Milano, al giovane montanaro Renzo Tramaglino.
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Alessandro
Manzoni, inoltre, specificò con precisione il nome della
fondazione dei frati Cappuccini dove Renzo avrebbe dovuto
farsi ospitare: il convento di Porta Orientale. All'interno
delle mura spagnole di Milano, infatti, vi era un'altra
fondazione dei frati Cappuccini: il convento di San Vittore
all'Olmo, presso Porta Vercellina. Quest'ultima fondazione,
peraltro, era più antica rispetto a quella di Porta Orientale,
ma nella seconda metà dell'Ottocento verrà espropriata ai
religiosi, per costruire il grande penitenziario che porta
ancora oggi il nome dell'antico convento: San Vittore.
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SCORCI DI
MILANO LUNGO LA CERCHIA INTERNA DEI NAVIGLI
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La facciata del
palazzo dei Marchesi Castelli con il giardino che si estendeva
fino ad arrivare al naviglio della cerchia interna, oggi
incanalato sotto la via Visconti di Modrone. Oltre a non
esserci più la presenza a vista del naviglio, purtroppo non vi
è più neppure il palazzo dei Marchesi Castelli e guardando il
palazzo moderno sorto sul suo sedime tenendo alle spalle la
via Passione, l'unico elemento che ricorda i fasti dell'antico
palazzo nobiliare è il parapetto che faceva da sponda al
naviglio.
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LE DUE
STAZIONI CENTRALI DI MILANO E LA PICCOLA CAPPELLA
BRAMANTESCA DELLA CASCINA POZZOBONELLI
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Immagine che
mostra l'arretramento della Stazione centrale ― di circa 750
metri a Nord-Est ― rispetto al vecchio sedime, corrispondente
all'attuale piazza della Repubblica. La nuova Stazione
centrale si trova in piazza Duca d'Aosta, che allora si
chiamava piazza Andrea Doria e aveva alle sue spalle l'ex
Trotter italiano. La vecchia Stazione centrale era di tipo
passante, mentre l'attuale Stazione centrale è del tipo di
testa: questo significa che i convogli entrano ed escono da
un'unica direzione. I progetti della moderna stazione
risalgono ai primi anni del Novecento, ma, anche a causa della
Prima Guerra Mondiale, la sua realizzazione avvenne nella
seconda metà degli anni '20 del secolo scorso e fu inaugurata
nel 1931.
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Fotografia
scattata in concomitanza con l'inaugurazione dell'attuale
Stazione Centrale di Milano (1931), quando non era ancora
stata demolita la prima Stazione Centrale che si trovava
nell'attuale piazza della Repubblica e che doveva continuare a
garantire il traffico ferroviario. L'immagine è costituita da
tre fotogrammi: nel primo si ha la visione pulita
dell'immagine, nella quale, peraltro, si possono notare sullo
sfondo le due Grigne (a sinistra) e il Resegone (a destra) con
le colline brianzole davanti: si tratta, quindi, dello sfondo
vero e non ritoccato dal fotografo, come capita di vedere
spesso nelle fotografie d'epoca; il secondo fotogramma indica
la posizione della prima Stazione Centrale (oggi, piazza della
Repubblica); il terzo fotogramma indica la posizione della
moderna Stazione Centrale.
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Alcune cascine
posizionate sull'area occupata dalla moderna Stazione centrale
vennero completamente rase al suolo, mentre della cascina
Pozzobonelli esite ancora oggi l'estremo lembo Sud, costituito
dalla graziosa cappella dalle linee bramantesche ― all'interno
del cerchio bianco tratteggiato ― preceduta da un breve
porticato a quattro luci (in origine erano 10), che si può
ancora oggi ammirare percorrendo l'attuale via Andrea Doria,
poco prima di arrivare alla Stazione centrale. L'antica
struttura della cascina si sviluppava in direzione Nord, fino
all'area attualmente occupata dai giardinetti ribassati di
fronte al padiglione reale della Stazione centrale, come si
può vedere nell'animazione. Le rogge che scorrevano in
prossimità della cascina (la roggia Gerenzana e la roggia
Mantovana), erano alimentate direttamente dal naviglio della
Martesana.
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MILANO IN
PERIFERIA
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Nella mappa IGM
― aggiornata al 1950 ― si vede quella che era una semplice
biforcazione che si diramava all'altezza della cascina Gobba
di Crescenzago: il tracciato verso Vimercate proseguiva
piegando in direzione Nord, mentre quello verso Gorgonzola
continuava a mantenere la direzione Est, come si vede nella
mappa IGM, un semplice bivio, dunque, a foggia di "Y". Nella
mappa moderna (OSM), invece, vi sono numerosi svincoli anche
per la presenza della tangenziale Est e sono state realizzate
una decina di rotatorie, al punto da rendere completamente
irriconoscibile la semplice diramazione a forcella di qualche
decennio precedente.
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In questa
immagine si può apprezzare come si sia notevolmente articolata
la viabilità nel territorio di Vialba (ex Comune di Musocco),
in un intervallo di tempo di soli 8 anni: dal 1964 al 1972. Si
noti come gli edifici e tutta la struttura urbanistica siano
rimasti sostanzialmente invariati, mentre dal punto di vista
viabilistico è stato creato il nuovo innesto all'autostrada
dei Laghi e l'autostrada Milano-Torino ha richiesto l'apertura
di un rettifilo con ampie corsie, nuovi viadotti e via
dicendo. Lo svincolo che si stacca dall'autostrada per
scendere in direzione Sud è l'attuale uscita di
Milano-Certosa. In alto, a sinistra, l'ex sanatorio di Vialba,
oggi ospedale Luigi Sacco.
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Un bel disegno
di Gasparo Galliari, nel quale si vede il naviglio della
Martesana all'altezza della "Cassina di Pomm", con un'immagine
d'epoca che si alterna con la medesima inquadratura che mostra
la situazione attuale. Nel disegno di Galliari, oltre alle
classiche barche da trasporto dei materiali (una sta risalendo
la corrente, trainata da un paio di cavalli), è presente anche
una barca corriera con dei viaggiatori a bordo e altri in
procinto di farlo. Nella fotografia moderna, la segnaletica
stradale ― indubbiamente utile per le moderne esigenze dei
trasporti e della viabilità ― da un punto di vista estetico e
paesaggistico rovina completamente la visuale, come si può
facilmente vedere nell'alternarsi delle due immagini.
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Rimanendo in
tema di acque, in questa immagine e nella successiva è
possibile vedere la rettifica operata sull'alveo del fiume
Lambro all'altezza di Lambrate (esattamente dove sorgevano gli
ex capannoni della ditta Innocenti). Si noti come in questa
immagine di fine Ottocento (è uno stralcio di mappa del
Cessato Catasto) siano presenti numerose anse lungo il
tracciato del fiume; una di queste lambiva gli edifici della
polveriera dove si macinavano i sali di nitro per ottenere la
polvere da sparo: la forza motrice per le macine, infatti,
veniva fornita da una roggia che si staccava in prossimità di
una curva a gomito del fiume e che poi reimmetteva l'acqua nel
suo alveo poco più a valle. Il corso del fiume Lambro
rettificato, compare a intermittenza sottoforma di linea
tratteggiata blu.
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In questa
seconda immagine, che ha la medesima inquadratura della
precedente, si vede la situazione attuale, dopo che sono state
eliminate le numerose anse del Lambro. In corrispondenza
dell'antica polveriera dove si macinavano i sali di nitro,
oggi sorge il Campus Universitario Martinitt di via Pitteri.
L'alveo attuale del fiume Lambro risulta assai più rettilineo
e si accosta per un breve tratto alla tangenziale Est, mentre
l'antico alveo ― che compare a intermittenza sottoforma di
linea tratteggiata azzurra ― attraversava un'area che oggi è
stata completamente edificata.
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