UNO SGUARDO ATTORNO
VEDUTE PANORAMICHE DI MILANO NEI SECOLI


VEDUTE PANORAMICHE E A VOLO D'UCCELLO DELLA CITTÀ DI MILANO NEI SECOLI PASSATI

Plastico che rappresenta Mediolanum capitale di una parte dell'impero, collocato all'ingresso del Museo Archeologico di Milano, in corso Magenta.
La fotografia è stata scattata mettendosi di fronte a Porta Orientale (attuale piazza S. Babila), quindi da un punto di vista delle coordinate geografiche è come se guardassimo da est/nord/est in direzione ovest/sud/ovest; infati in primo piano si vedono le terme Erculee (attuale corso Europa), mentre all'estremità opposta è possibile vedere il circo dove si tenevano le corse a cavallo e le gare con le bighe. Nella parte sinistra dell'immagine si nota la zona paludosa appena fuori le mura est (attuale zona di via Pantano) e, più in lontananza, la celebre via Porticata che usciva dalle mura di Medioanum in corrispondenza di porta Romana; sullo sfondo si vede la basilica di San Lorenzo alle colonne e l'imponente mole dell'arena. Sono state messe in evidenza le doppie mura: quelle più interne a delimitare il castrum di età repubblicana e quelle esterne a delimitare la cosiddetta espansione erculea con le terme omonime. 

Un'altra immagine della Mediolanum Tardo imperiale questa volta, però, disegnata da Francesco Corni, il quale è stato ed è tuttora un celebre disegnatore che ha lavorato per molti anni per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Aosta e del Piemonte.
Corni si è specializzato nelle ricostruzioni prospettiche delle località, degli edifici, nonché degli oggetti d'arte mobiliare dell'antichità. L'insieme del disegno restituisce l'idea di una vera e propria metropoli di duemila anni fa, che doveva essere densamente edificata e altrettanto densamente popolata. In questo disegno anche il suburbio che caratterizza tutta la zona sud al di fuori delle mura - nel quale spicca l'ovale dell'anfiteatro - sembrerebbe fortemente urbanizzato.

Foglio tratto dal volume "Historia Mundi", opera meglio conosciuta con il nome di "Cronaca di Norimberga", pubblicata nel 1493.
Siamo agli albori della stampa e come si evince dall'immagine, il disegno panoramico della città di Milano non ha nulla a che vedere con la reale disposizione degli edifici e della struttura urbanistica della Milano medievale. Il disegno, infatti, è di pura fantasia tanto che ai nostri occhi di osservatori moderni tale veduta panoramica avrebbe potuto tranquillamente essere usata per rappresentare anche altre città della Lombardia, come ad esempio, Bergamo o Brescia.

Foglio tratto dall'opera: "Supplementum Supplementi delle Chroniche del venerando padre frate Jacobo Philippo, del ordine heremitano primo auttore. Nouamente visto, vulgarizato, & historiato, & con somma diligentia corretto: con la gionta del 1524. infino al 1535".
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un disegno di fantasia, seppure si possa notare un vago tentativo di rappresentazione dei terraggi con le torri e con la doppia cinta di mura che circondavano la Milano medievale: "città dignissima e potentissima in Francia Cisalpina", come si può leggere nel testo.


Disegno prospettico del 1578 di Nunzio Galiti, nel quale si intravede, finalmente, la reale forma urbis del capoluogo lombardo. Il disegno, come si usava allora, mette il castello sforzesco come punto di riferimento in alto, quindi non sarebbe perfettamente orientato secondo i punti cardinali come usiamo fare al giorno d'oggi. Il disegno è dedicato a Giuseppe Goselini, primo segretario di sua maestà cattolica in Milano, in occasione della fine della peste di S. Carlo: si possono notare, infatti, i numerosi fopponi ancora parzialmente attivi fuori dalle mura e, nel cielo, sono stati raffigurati i Santi protettori della città inginocchiati davanti al Cristo risorto. A quella data, erano già state costruite le mura spagnole, pertanto si può notare la cerchia interna dei navigli con i terraggi e le antiche Porte medievali, mentre all'esterno si vedono le mura e i bastioni con le nuove Porte d'ingresso alla città, circondate dal canale Redefossi, le cui acque erano alimentate dal naviglio della Martesana e dal torrente Seveso.

In questa veduta della città di Milano di Giovan Battista Riccardi, datata attorno al 1720, si nota un buon orientamento del disegno secondo i punti cardinale geografici, infatti in basso si vedono le Porte lungo la fascia dei bastioni sud (da sinistra a destra: Porta Ticinese; Porta Lodovica; Porta Vigentina; Porta Romana), mentre il nord è indicato dalla Porta Comasina, situata tra il Lazzaretto e il castello Sforzesco. All'esterno delle mura, oltre alla gran mole del Lazzaretto, si possono notare il borgo degli Ortolani con il complesso di S. Ambrogio ad Nemus appena fuori Porta Tenaglia, mentre, a sud/ovest, spicca il borgo de la Rippa (dove nacque Bonvesin, l'autore del libro "De magnalibus Mediolani").

Una tra le più note vedute prospettiche della città di Milano venne stampata da Geremia Wolffÿ ad Augusta Vindelicorum (oggi Augsburg, Augusta), nel 1730. I topografi e gli stampatori d'oltralpe, naturalmente, si basavano sui disegni originali dei topografi e dei vedutisti italiani, quindi in alcuni casi potevano sorgere delle dubbie interpretazioni e dei refusi riguardo al testo originale. Nell'elenco delle chiese di questa veduta, infatti, viene indicata una intitolazione a Sant'Alvaro assolutamente inesistente; dalla prospettiva del disegno e dall'allineamento dei vari campanili, si intuisce che doveva trattarsi, in realtà, della chiesa di San Nazaro in Pietrasanta (demolita nel 1888, per fare spazio alla nuova via Dante). La confusione deve essere sorta da una cattiva interpretazione del testo originale: Nazaro... Alvaro. La facciata del duomo di Milano a quell'epoca era ancora allo stato rustico, ma veniva rappresentata dagli incisori tedeschi in modo del tutto simile a quelle delle loro cattedrali gotiche.

LINK per vedere l'allineamento tra le chiese di S. Liberata e di S. Nazaro nel disegno.

LINK per vedere gli allineamenti tra S. Nazaro e le chiese vicine, su una mappa orientata a nord.

Sempre della stessa epoca (1730 ca.) a Norimberga venne stampata questa acquaforte con la veduta prospettica della città di Milano, da Johann Peter Wolffs.
L'inquadratura è simile alla precedente, ossia da ovest (si vedono, infatti, le mura con il portello del castello Sforzesco) verso est, con la facciata gotica di fantasia del Duomo di Milano. La legenda riporta circa la metà dei numeri di riferimento reativi ai campanili delle chiese e delle torri dei palazzi rispetto all'immagine precedente, con l'uso dei caratteri gotici. In primo piano, si possono notare dei militari che si stanno avvicinando al capoluogo lombardo con dei pezzi di artiglieria.

Solo qualche anno dopo (1733) e sempre ad Augsburg (Augusta) venne stampata da Engelbrecht Martin questa veduta prospettica disegnata da Thomas Christian Werner e Friedrich Bernhard, l'incisione è di Philip Andreas.
In questa immagine i numeri di riferimento con il nome delle chiese sono messi in due cartigli nella parte alta dei due lati, mentre la didascalia in basso si dilunga nel descrivere le caratteristiche principali della città di Milano: in latino con il carattere corsivo a sinistra, in tedesco e con l'uso dei caratteri gotici a destra. In primo piano sono stati rappresentati i personaggi mitici, che furono i capostipiti dei Signori di Milano con il loro blasone: si vede chiaramente il biscione con la corona ducale, mentre sta inghiottendo un fanciullo.

Acquaforte datata 1750, del disegnatore Friedrich Bernhard e stampata da Leopold Johan Christian, ad Augsburg (Augusta).
In questa imagine - con un'inquadratura del tutto simile alle precedenti - i cartigli con le indicazioni dei nomi delle chiese sono tenute addirittura da una coppia di angeli in volo. La doppia didascalia (in latino e in tedesco), posta in basso, utilizza per entrambe le lingue il carattere corsivo. In primo piano, questa volta, è rappresentata una tranquilla scena rurale.

Acquaforte del 1751 stampata probabilmente in Italia e di autore ignoto, intitolata: La Città di Milano Capitale di tutto il Ducato Milanese.
A differenza dell'immagini precedenti, in questa non vi è l'indicazione delle chiese, sebbene la facciata del Duomo sia stata rappresentata ancora in maniera fantasiosa, come in buona parte delle stampe tedesche di quell'epoca. Per dare un tocco di realismo, nel cielo sono stati disegnati dei gruppo di uccelli in volo sopra la città.


Acquaforte datata 1770, disegnata da Enrico Jonville e incisa da Marco Sebastiano Giampiccoli.
Anche in questa immagine la didascalia non reca l'elenco delle chiese, bensì una dedica al chiarissimo Antonio Terzi, patrizio di Bergamo e nobile milanese, con al centro il blasone di famiglia. Il profilo della città di Milano, comprese le figure in primo piano, è esattamente uguale a quello dell'immagine precedente, con un paio modifiche inserite dal disegnatore che sono rappresentate da un albero collocato in primo piano (tutto a sinistra) e una lieve diversità nella disposizione degli uccelli in volo nel cielo.

Acquaforte disegnata, nel 1780, da Besset a Parigi, che non riprende l'intero profilo della città di Milano, ma solo una fascia nella zona nord, fino ad arrivare al Duomo (con la solita facciata gotica, di fantasia).
In realtà, il disegno sembrerebbe incompleto anche per un altro particolare: a fronte della didascalia che riporta alcune informazioni relative alla città di Milano e con una decina di numeri con le indicazioni dei nomi delle chiese principali, stranamente tali numeri di riferimento non sono stati riportati in corrispondenza degli edifici che si vedono nel disegno della veduta prospettica della città.

Acquaforte disegnata da Giacomo Bussi e incisa da Fumagalli a Milano, nel 1820, dal titolo: "Veduta generale della città di Milano".
A differenza delle immagini precedenti, dove l'inquadratura era da Porta Vercellina in direzione est (quindi con il castello tutto a sinistra), in questa immagine l'inquadratura è un stata presa po' più a nord, dal borgo degli Ortolani, quindi il castello risulta essere tutto a destra. Il Duomo è visto dalla fiancata nord ed è stato disegnato in maniera decisamente più realistica, con le sue principali guglie e non più con la monumentale facciata gotica di fantasia delle incisioni tedesche.

Heinrich Keller fu un noto topografo/geografo zurighese che durante la sua attività professionale non si limitò a produrre carte e mappe geografiche, ma ebbe modo di manifestare tutta la sua vena artistica, disegnando delle eccellenti vedute panoramiche di alcune città, come ad esempio, questa spettacolare visione a 360 gradi di Milano, disegnata direttamente dalla guglia della Madonnina del Duomo del capoluogo lombardo. L'artista decise di disegnare solo gli edifici principali, lasciando così degli ampi spazi tra questi ultimi, nei quali indicò le vie principali della città; mentre nella campagna - fuori dalle mura cittadine - sono stati indicati le principali località del contado e da buon zurighese e cittadino svizzero, Keller non si è dimenticato di evidenziare la data (1515) con il simbolo della battaglia dei Giganti, combattuta dagli gli Svizzeri contro i Francesi tra San Giuliano  Milanese e Melegnano (Marignano). Sullo sfondo si vede la catena alpina: dal monte Baldo a est, fino al Monviso a ovest, mentre a sud è possibile vedere e leggere un paio di nomi delle cime degli Appennini, che delimitano la Pianura Padana verso mezzogiorno. La mappa è di dimensioni ragguardevoli perché è ad alta risoluzione ed è stata disegnata, come indica la notazione in basso a sinistra, dal Duomo di Milano nel 1816.

Una veduta prospettica ripresa dalla torre del castello Sforzesco (non era ancora stata edificata la scenografica torre del Filarete all'ingresso del castello, che oggi ammiriamo). In realtà, l'immagine è composta da due distinti disegni affiancati, motivo per cui la linea di mezzeria si raccorda con un leggero sfasamento angolare tra le due immagini e, sempre per lo stesso motivo, le estremità della catena delle Alpi (a sinistra) e quella degli Appennini (a destra) sembrano leggermente più vicine tra di loro di quanto non lo siano nella realtà. Il risultato è comunque eccellente (sembra di guardare una vera fotografia), con la possibilità  di riconoscere facilmente le principali chiese con i loro tiburi e i loro campanili, nonché i principali edifici, mentre, in primo piano, si possono osservare numerose persone indaffarate nelle varie attività quotidiane e i soldati intenti nelle loro manovre militari davanti all'ingresso del castello. Acquatinta attribuita a David Schmid e datata attorno al 1820.
Si noti, sopra le terrazze del Duomo, la presenza del campaniletto, demolito nel 1866.


Veduta di Milano dall'Arco della Pace, disegnata da Filippo Montini e pubblicata nel 1830.
Lo stile del disegno, specie per quanto riguarda la rappresentazione delle nubi nel cielo, sembra ricalcare la tecnica dell'immagine precedente nella quale, però si aveva un'immagine della città più ravvicinata rispetto a quest'ultima che ripropone, in sostanza, la stessa veduta da un punto di riferimento posto più lontano, oltre l'Arco della Pace. Nel parco del Castello si notano le solite scene di esercitazioni militari della cavalleria e della fanteria.

Tra le numerose vedute panoramiche e prospettiche della città di Milano, ve ne sono un buon numero che inquadrano il capoluogo lombardo da sud in direzione nord e il punto di riferimento scelto era quasi sempre l'arco con i caselli di porta Ticinese, come si vede in questa immagine. Si noti, tra il campanile di Sant'Eustorgio e la cupola della basilica di San Lorenzo alle colonne (entrambe le chiese risultano essere praticamente in primo piano, data la loro vicinanza all'arco di Porta Ticinese), il tentativo di riprodurre il profilo delle montagne con le due Grigne - identificabili con una cima biforcuta ben visibile - e il Resegone appena a destra delle due Grigne. Questa incisione è di autore ignoto ed è stata pubblicata nel 1830.

Due vedute dipinte da Gaetano Gariboldi (in quella sotto si lege, in basso a sinistra: Gariboldi Gaetano disegnò dal vero) e incise da Filippo Naymiller, databili attorno a metà dell'Ottocento.
La bozza del disegno è stata tracciata dal campanile della chiesa di S. Gottardo in Corte, guardando in direzione nord e nella versione riportata sopra è stata inserita la didascalia con  l'indicazione degli edifici / chiese principali che, naturalmente, risultano essere perfettamente allineati anche con il disegno sottostante. L'unica lieve differenza che si può cogliere tra i due dipinti si nota nei gruppi di persone che movimentano la piazza del Duomo; si tratta, in ogni caso, di differenze minime. Il profilo delle montagne sullo sfondo è stato riprodotto con una certa libertà interpretativa da parte degli artisti.

Veduta di Milano dall'Arco della Pace ("Arc du Simplon" per i Francesi), che risulta essere gemella con l'immagine successiva, la quale inquadra la città di Milano esattamente dalla direzione opposta. In questa prima immagine, dunque, lo sguardo spazia da ovest/nord/ovest in direzione est/sud/est, avendo in primo piano l'ampia spianata attorno al castello Sforzesco dove, come al solito, vengono rappresentate delle manovre militari. Più avanti domina la scena l'edificio del Duomo, mentre si nota il corso di porta romana correre rettilineo verso la line di fuga prospettica del disegno. In lontananza, sebbene piuttosto sfumate, si intravedono le principali cime degli Appennini. Si noti, sopra la torre del castello Sforzesco, il sistema a bracci oscillanti per la trasmissione dei messaggi in codice, da parte dell'esercito asburgico.

Questa seconda immagine che fa pendant con la precedente, infatti la linea di fuga, in questo caso, corre nella direzione del Castello Sforzesco, partendo da un primo piano che ha come riferimento l'edificio dell'Ospedale Maggiore, quindi la prospettiva viaggia da est/sud/est verso ovest/nord/ovest. Si noti, nella parte bassa dell'immagine, la via Francesco Sforza ancora affiancata dal naviglio interno, con il ponte dell'ingresso di servizio nell'Ospedale Maggiore e con delle imbarcazioni per il trasporto di materiali in prossimità  del laghetto di San Marco (tutto a destra). Sullo sfondo e anche in questo caso piuttosto sfumate, si vedono le cime innevate delle Alpi. Questa veduta e la precedente sono state pubblicate a Parigi dallo stampatore Hauser, nel 1849.
Pure in questa immagine si può notare, sopra le terrazze del Duomo, la presenza del campaniletto, demolito nel 1866.

L'inquadratura panoramica di questa immagine è stata presa da una posizione posta poco a nord di Porta Orientale, così da riuscire a inquadrare tutto il lato sud del'ex edificio del Lazzaretto di Milano. A sinistra è possibile scorgere la cupola di Santa Maria della Passione con il Foppone dei morti dell'Ospedale Maggiore (San Michele Arcangelo ai Nuovi Sepolcri; oggi, più semplicemente, la Rotonda di via Besana); mentre a destra dell'immagine si nota il castello Sforzesco con l'Arena e l'Arco della Pace. Sempre a destra ma tutto in basso, si nota il tombone del naviglio della Martesana (il suo passaggio sotto il ponte dei bastioni), situato tra Porta Comasina e Porta Nuova. La gente si sta godendo il passeggio sia direttamente lungo i bastioni che risultano affiancati da numerose piante, sia lungo la vasta circonvallazione esterna. Il corso di Porta Orientale, durante l'Ottocento, era molto frequentato dalle carrozze dei signori di Milano, diventando una delle principali mete delle gite domenicali, come si può vedere in numerosi dipinti dell'epoca. Lo stradone di Loreto (oggi, corso Buenos Aires) e corso Venezia, del resto, era il percorso fisso che gli imperatori di Asburgo facevano, quando arrivavano in visita presso la capitale del regno del Lombardo-Veneto.
L'autore di questa veduta, pubblicata nel 1854, è il pittore Giuseppe Elena.


Milan a vol d'oiseau. Xilografia datata 1864, dipinta probabilmente dal campanile di S. Giovanni in Conca - usato in quel periodo anche come osservatorio astronomico - guardando in direzione nord, tra il castello Sforzesco e il Duomo. La piazza del Duomo era ancora stretta e sghemba (antico sedime della chiesa di Santa Tecla) con il Coperto dei Figini - che verrà abbattuto in quello stesso anno - lungo l'ala nord e l'isolato del Rebecchino - che verrà abbattuto nel 1875 - che occupava la parte sud di quella che oggi rappresenta la piazza/sagrato della cattedrale milanese, molto più spaziosa e perfettamente riquadrata in maniera simmetrica rispetto alla facciata monumentale del Duomo.